Il bianco protagonista

Nella pittura il colore bianco ha valori assoluti di vuoto, assenza di peso, ascesa e avanzamento.

Le radici simboliche del bianco di innocenza, purezza, luce divina risalgono molto indietro nel tempo.

Nelle fiabe al bianco è collegato l'intervento di una forza benefica, nella mitologia è il colore di creature speciali come gli unicorni, i cigni, i conigli bianchi.

Nel film Matrix, il protagonista Neo viene incoraggiato dal suo computer a "seguire il Coniglio Bianco" proprio pochi secondi prima che una ragazza con il tatuaggio di un coniglio bianco bussi alla sua porta.

Il bianco regala una connotazione positiva anche ad esseri solitamente negativi: il drago se è bianco, è un drago buono. I cavalieri, il principe azzurro, cavalcano cavalli bianchi.

E a proposito di azzurro, per enfatizzare il bianco più bianco, abbinandolo a questo colore si enfatizza la percezione di pulizia, candore e freddezza.

Il pittore Vincent Van Gogh, nelle sue lettere al fratello Theo si domandava se si poteva dipingere un muro bianco direttamente con il bianco.

Ne Lo spirituale nell'arte Wassily Kandinsky scriveva "Il bianco ci colpisce come un grande silenzio che ci sembra assoluto (..) Sul bianco quasi tutti i colori affievoliscono di suono e a volte si dissolvono, lasciando solo una debole eco." (*)

Nel 1918 Kazimir Malevic, pittore russo fondatore del Suprematismo, realizzava per la prima volta un'opera completamente bianca: un quadrato bianco su fondo bianco.

Malevich rinunciava alla maggior parte delle caratteristiche dell'arte rappresentativa, senza alcun senso di colore, profondità o volume, lasciando una semplice forma geometrica monocromatica. Malevich intendeva evocare una sensazione di galleggiamento, con il colore bianco che simboleggiava l'infinito e la leggera inclinazione del quadrato che suggeriva il movimento.

Fu la prima volta in cui il Bianco e solo lui diventava protagonista assoluto in un'opera d'arte.

 

 





 

 

 

 

 

 


(*) Wassily Kandinsky, Lo spirituale nell'arte, Bompiani , pag.66-67


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