Di cosa parliamo quando parliamo di colore

Citando un meraviglioso libro di racconti di Raymond Carver introduco il post di oggi che vuole trattare, seppur brevemente, del problema di descrivere un colore e le sue sfumature con le parole e con un nome preciso.

Solitamente siamo abituati a descrivere i colori utilizzando le macro aree di tonalità nominate da Isac Newton , il primo a dimostrare che la luce bianca è composta dalla somma (in frequenza) di tutti gli altri colori,  individuati nelle tonalità del rosso, giallo,  blu, violetto e successivamente introducendo anche arancione e indaco.

Ma moltissime sfumature che noi percepiamo hanno difficoltà ad essere espresse verbalmente. (*)

Pensiamo al magenta che non è né rosso, né rosa, né viola; oppure al colore ciano che non è né blu né verde.

Per questo motivo è nata la necessità di individuare il colore non più con un collegamento colorato, ma attraverso dei codici numerici.

Albert Munsell, pittore e inventore statunitense  nel 1915 fu  tra i primi a pensare ad  uno spazio dei colori usato come standard internazionale per definire i colori in base a tre coordinate dimensionali: tonalità (Hue), luminosità (Value o Lightness) e saturazione (Chroma) partendo dai 5 colori fondamentali: rosso, giallo, verde, blu e porpora.

Anche il sistema  svedese NCS che si fonda sui sei colori elementari; : bianco (W), nero (S), giallo (Y), rosso (R), blu (B) e verde (G) attraverso un modello tridimensionale, che è chiamato lo Spazio dei Colori NCS, permette  con un linguaggio univoco a non incorrere ad errori di comunicazione.

E per finire come non citare la scala Pantone che ha al suo interno più o meno 1000 tonalità di colore .

Nonostante questi luminosi esempi per una migliore e corretta distribuzione del colore rimango dell'idea che parlare di colore albicocca invece di Pantone 2018c sia molto più poetico, non trovate? Forse la tonalità e la sfumatura del mio colore albicocca ognuno di noi la immaginerà diversa, ma i colori riusciamo maggiormente a toccarli, annusarli, sentirli e vederli se li pensiamo con un nome e con dei riferimenti concreti della nostra esperienza quotidiana.


 

 

(*) Come si pensano i colori, di Lia Luzzatto e Renata Pompas, Computer Arts, Marzo 2006, pagg. 16-18




 


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