Il cerchio cromatico e i colori di Matisse

Della palette di Henri Matisse ne avevo già  un poco parlato in una mia pillola che potete trovare qui, ma in questa pillola vi parlerò soprattutto di come il  cerchio cromatico aiutò Matisse a costruire la sua palette.

Come spesso accade tutto iniziò da una serie di incontri, condivisioni  e scoperte: nel 1897 Matisse incontrò Camille Pissarro che lo introdusse all'opera di Paul Cézanne: attraverso lo studio del lavoro di Cézanne,  Matisse acquisì una nuova consapevolezza e permise al colore di diventare il fattore dominante delle sue opere. 

Nel 1904 Matisse trascorse del tempo con Paul Signac, imparando nuove tecniche nell'applicazione della pittura e nel colore.  

Tutti questi artisti stavano lavorando con una ruota dei colori sviluppata nel 1855 da Michel Chevreul chimico francese.

Chevreul  era conosciuto per avere ideato una ruota dei colori suddivisa in 72 parti.
 

Chevreul era stato incaricato dalla Gobelin, azienda francese specializzata nella colorazione e stampaggio dei tessuti, di compiere uno studio sul comportamento di alcuni accostamenti di colore. Si era notato che alcuni colori aumentavano la loro vivacità, o la diminuivano, secondo le tinte cui erano accostati. Chevreul notò che i colori primari risultavano vivaci se accostati al proprio complementare e tendevano a contaminarsi l’un l’altro.

Il "diagramma cromatico" di Chevreul aiutò notevolmente lo studio dei colori complementari,(dicasi” colori complementari” due colori situati l'uno di fronte all'altro sulla ruota dei colori) che gli impressionisti impiegavano nel loro lavoro. Matisse iniziò a conoscere e ad usare molto bene la ruota dei colori di Chevreul.

Artisti neoimpressionisti come Signac furono anche influenzati dalle teorie discusse nel libro Modern Chromatics, with Applications to Art and Industry (pubblicato nel 1879 di Ogden Rood fisico americano, meglio conosciuto per il suo lavoro sulla teoria dei colori. Questi artisti erano alla ricerca di modi per creare effetti luminosi con il colore e utilizzando la tecnica di miscelazione ottica di Rood, in cui i colori di tonalità simili erano posizionati uno accanto all'altro sulla tela ma non si fondevano insieme, riuscirono a trovare quello che stavano cercando.

Ogden Rood divideva il colore in tre costanti: purezza, luminosità e tonalità e  Rood  aveva  sperimentato come  piccoli punti o linee di colori diversi, se visti da lontano, si fondessero in un nuovo colore.

Durante questo periodo di incontri e scambi Matisse iniziò a lavorare anche lui seguendo questa nuova tecnica in cui larghe pennellate erano poste l'una accanto all'altra per creare uno schema ritmico. Un esempio è il suo dipinto, Veduta di Collioure Francia (1905 )

"Tutto deve essere creato di nuovo: sia l'oggetto che il colore, la colorazione è incredibilmente intensa", disse  Matisse commentando il suo lavoro.

Creò la sensazione di una giornata calda costruendo pennellate di colore puro e in alcune aree aggiungendo il bianco alle tonalità per creare nuove tinte, lasciando trasparire la tela bianca.

I colori complementari vennero molto utilizzati come i rossi e i verdi del primo piano, l’arancio e  il blu delle case e del mare, il viola e il giallo del promontorio. Infine, per suggerire i riflessi nel mare, Matisse utilizzò pennellate blu separate dal bianco del fondo.

In generale Matisse amava lavorare con coppie complementari di colore: il colore fu sempre uno dei suoi obiettivi principali e credo sia per questo che lo amo molto.

 

 


Henri Matisse , Veduta di Collioure

1905, olio su tela, 59,5 x 73 cm. 
San Pietroburgo, Hermitage

 

 

 

 

 

 

 

Per approfondire consiglio anche la lettura di Colour, a Visual History di Alexandra Loske


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